L’esortazione apostolica Redemptoris Custos su la figura e la missione di san Giuseppe nella vita di Cristo e della Chiesa, scritta da san Giovanni Paolo II, fu pubblicata nel 1989, ricorrendo il centenario della pubblicazione dell’enciclica Quamquam pluries di papa Leone XIII.
Lo scopo di questa lettera è duplice e viene subito dichiarato nell’introduzione:
«In tal modo l’intero popolo cristiano non solo ricorrerà con maggiore fervore a san Giuseppe e invocherà fiduciosamente il suo patrocinio, ma terrà sempre dinanzi agli occhi il suo umile, maturo modo di servire e di “partecipare” all’economia della salvezza» (RC 1).
Quindi due significati essenziali:
- Rinnovare la devozione e la richiesta di intercessione al santo custode.
- San Giuseppe come modello di santità.
La lettera si compone di sei parti:
- I parte: Il quadro Evangelico
- II parte: Il depositario del mistero di Dio
- III parte: L’uomo giusto – lo sposo
- IV parte: Il lavoro espressione dell’amore
- V parte: Il primato della vita interiore
- VI parte: Patrono della Chiesa del nostro tempo
Per amore di brevità non tutte le parti saranno oggetto del presente incontro.
Le prime due parti trattano in maniera diffusa della narrazione evangelica su san Giuseppe e su quanto gli capita.
Parte II temi:
- La fede e l’obbedienza di Giuseppe
Anche san Giuseppe è chiamato al pellegrinaggio della fede, e a vivere l’obbedienza della fede.
Spiegazione rapporto fede-obbedienza:
«A Dio che rivela è dovuta “l’obbedienza della fede”, per la quale l’uomo si abbandona totalmente e liberamente a Dio, prestandogli “il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà” e assentendo volontariamente alla rivelazione da lui fatta» (Dv 5).
- Il servizio della paternità
In primis: Giuseppe è padre di Cristo perché lo rende tale il matrimonio con Maria.
Qui nasce il matrimonio come realtà sacramentale.
«Se è importante professare il concepimento verginale di Gesù, non è meno importante difendere il matrimonio di Maria con Giuseppe, perché giuridicamente è da esso che dipende la paternità di Giuseppe. […] Il figlio di Maria è anche figlio di Giuseppe in forza del vincolo matrimoniale che li unisce». (RC 7)
La paternità di Giuseppe quindi si realizza in due momenti:
- Oggettività del vincolo matrimoniale (breve passaggio su questo).
- Volontà di accogliere questa missione.
Si parla di missione in quanto la paternità di Giuseppe è la chiamata che egli riceve e la modalità attraverso cui servirà Cristo (cf. RC 8).
In questo senso, la paternità di Giuseppe è esemplare e va utilizzata quale modello per ogni padre.
Chi è il padre? Di cosa soffre questo ruolo oggi?
La crisi della paternità mostra l’urgenza del ritorno di Giuseppe e del suo modello di paternità.
In relazione a ciò si potrebbe obiettare che sia piuttosto facile essere padre quando tuo figlio è Gesù. Ma è davvero così? È stato davvero semplice essere padre di Cristo?
Questo lo si vedrà meglio nella sezione dedicata alla sua vita interiore.
Parte III temi:
-Giuseppe uomo giusto
In questa terza parte si delinea la tematica del rapporto fra giustizia e sponsalità, cioè come l’essere giusto di san Giuseppe trovi la sua piena realizzazione nell’essere sposo di Maria.
«Giuseppe, ubbidiente allo Spirito, proprio in esso ritrovò la fonte dell’amore, del suo amore sponsale di uomo, e fu questo amore più grande di quello che “l’uomo giusto” poteva attendersi a misura del proprio cuore umano». (RC 19).
Che vuol dire essere giusti?
Qual è il giusto rapporto tra giustizia e amore?
Parte IV temi:
-La virtù della laboriosità
«Il lavoro umano e, in particolare, il lavoro manuale trovano nel Vangelo un accento speciale. Insieme all’umanità del Figlio di Dio esso è stato accolto nel mistero dell’Incarnazione, come anche è stato in particolare modo redento. Grazie al banco di lavoro presso il quale esercitava il suo mestiere insieme con Gesù, Giuseppe avvicinò il lavoro umano al mistero della redenzione» (RC 22).
In sintesi, si tratta di rimarcare la dimensione della santificazione della vita quotidiana, che ciascuno può acquisire mediante il proprio stato di vita.
Parte V temi:
-Il silenzio di Giuseppe
Che valore ha il silenzio nel mondo di oggi?
Giuseppe, a prima vista, potrebbe sembrare l’uomo del fare secondo un modello piuttosto pragmatico.
In verità Giovanni Paolo II, ci ricorda che:
«I Vangeli, parlano esclusivamente di ciò che Giuseppe “fece”; tuttavia, consentono di scoprire nelle sue “azioni”, avvolte dal silenzio, un clima di profonda contemplazione […] questo spiega, ad esempio, perché santa Teresa di Gesù, la grande riformatrice del Carmelo contemplativo, si fece promotrice del rinnovamento del culto di san Giuseppe nella cristianità occidentale» (RC 25).
Che cos’è la contemplazione?
Come la vive Giuseppe?
Giuseppe ha custodito e meditato il mistero dell’Incarnazione senza vederne la manifestazione effettiva nella vita pubblica di Gesù.
Parte VI temi:
-Patrono ieri, oggi e domani
«Il Concilio Vaticano II ha di nuovo sensibilizzato tutti alle “grandi cose di Dio”, a quell’economia della salvezza, della quale Giuseppe fu speciale ministro. Raccomandandoci, dunque, alla protezione di colui al quale Dio stesso “affidò la custodia dei suoi tesori più preziosi e più grandi”, impariamo al tempo stesso da lui a servire l’economia della salvezza. Che san Giuseppe diventi per tutti un singolare maestro nel servire la missione salvifica di Cristo, compito che nella chiesa spetta a ciascuno e a tutti: agli sposi ed ai genitori, a coloro che vivono del lavoro delle proprie mani o di ogni altro lavoro, alle persone chiamate alla vita contemplativa come a quelle chiamate all’apostolato». (RC 32).