LE PORTE DI INGRESSO DEL MALIGNO

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La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno vinta” (Gv 1,5)

Questo incipit serve per ricordarci che, nonostante quello che accade intorno a noi, nonostante l’opera del Maligno sia continua, la nostra guerra è già stata vinta da chi ha dato la vita per noi. Quindi c’è la vittoria della guerra e adesso ci sono le battaglie fino al ritorno del Signore: ma sappiamo che le tenebre non hanno avuto la meglio sulla Luce. A noi spetta il compito di rimanere uniti a lei.

 

Explicatio terminorum: cosa intendiamo per porte del male, porte di accesso del nemico.

Tenteremo di dirlo anzitutto citando due letture.

  1. La prima è tratta da un noto passo degli Esercizi Spirituali di sant’Ignazio di Loyola:
    1. [327] Quattordicesima regola: “il demonio si comporta come un condottiero che vuole vincere e fare bottino. Infatti, un capitano, che è capo di un esercito, pianta il campo ed esamina le difese o la disposizione di un castello, e poi lo attacca dalla parte più debole. Allo stesso modo il nemico della natura umana ci gira attorno e cerca di prenderci dove ci trova più deboli e più sprovveduti per la nostra salvezza eterna”.
    2. Da questa lettura si evince che il nemico ci studia e ci esamina soprattutto in merito al nostro cammino nel bene
      1. cercandone le falle: i nostri vizi e le nostre abitudini sbagliate;
      2. osservando le nostre buone abitudini: le virtù teologali (fede, speranza, carità), le virtù cardinali (fortezza, temperanza, giustizia e prudenza) e le virtù morali (quelle derivanti dallo sforzo nel bene e che si costruiscono attorno alle virtù cardinali) cercando il modo di farci cadere, di separarci da Dio e dai fratelli.
  2. La seconda lettura è un estratto di un noto discorso di papa Paolo VI:
    1. È lui [il demonio] il perfido ed astuto incantatore, che in noi sa insinuarsi, per via dei sensi, della fantasia, della concupiscenza, della logica utopistica, o di disordinati contatti sociali nel gioco del nostro operare, per introdurvi deviazioni, altrettanto nocive quanto all’apparenza conformi alle nostre strutture fisiche o psichiche, o alle nostre istintive, profonde aspirazioni” (Udienza generale del mercoledì 15 novembre 1972).
    2. Le realtà ricordate in questo brano sono quelle attraverso le quali noi conosciamo il mondo e interagiamo con esso.
      1. Innanzitutto, il papa menziona i sensi: essi sono indubbiamente porte aperte verso il mondo, ma anche dal mondo. Non bisogna considerare solo i sensi esterni, ma anche i sensi interni, cioè quelle funzioni che elaborano i dati della percezione; essi hanno come oggetto proprio e diretto le sensazioni espletate dai sensi esterni e come tali presuppongono l’apprensione del reale effettuata dai sensi esterni (sono quindi una percezione sensoriale derivata). Non vanno confusi con i sentimenti, che appartengono piuttosto alla facoltà appetitiva e non a quella conoscitiva. Tradizionalmente sono quattro: il senso comune, la fantasia, la memoria e la facoltà cognitiva.
      2. La concupiscenza: il tendere disordinato verso un oggetto fino a volerlo divorare e a possedere in maniera inadeguata;
      3. La logica utopistica: l’ambizione che fa passare sopra la dignità di tutti e che fa basare sul proprio egoismo i rapporti con le persone e con il mondo;
      4. Da ultimo, il papa evidenzia la possibilità subdola che il nemico ha nel manipolare le nostre aspirazioni e i nostri istinti.
  3. Quindi, volendo dare un ordine alle cose evinte dalle due letture, possiamo individuare principalmente le seguenti “porte”, attraverso cui il nemico si può insinuare nella nostra vita:
    1. Porte di tipo funzionale-strumentale: I NOSTRI SENSI
      1. Sensi esterni, attraverso cui ci giungono le informazioni-sensazioni dal mondo esterno (vista, gusto, olfatto, tatto, udito)
      2. Sensi interni, quelle facoltà che dentro di noi rielaborano ciò che raccogliamo attraverso i sensi esterni (il senso comune, la fantasia, la memoria, la facoltà cogitativa).
    2. Porte di tipo strutturale e degenerative:
      1. Il complesso di elementi della nostra personalità, del nostro io interiore:
        1. Affettività
        2. Tratti e inclinazioni caratteriali
        3. Punti di fragilità
        4. Tendenza all’ira, al pregiudizio, alla pigrizia, all’ambizione, alla vanità
        5. Ferite interiori: traumi, soprattutto affettivi, ma non solo;
        6. Concupiscenza: il desiderio disordinato dei beni materiali e spirituali, eredità del peccato originale, presente dopo il battesimo.
      2. si definiscono “strutturali” perché sono realtà che fanno parte della struttura interiore del nostro io;
      3. sono “degenerative” perché esistono a causa di un intervento negativo sulla natura umana (concupiscenza) o su un suo aspetto (ferite interiori).
    3. Porte espressione di un’adesione volontaria:
      1. Le realtà peccaminose, intese come tutte quelle realtà che sono moralmente materia grave (moralmente rilevanti e non trascurabili), che vengono scelte dall’individuo con più o meno consapevolezza (quando alla materia grave si unisce la piena avvertenza e il deliberato consenso, siamo davanti al peccato mortale, detto anche peccato grave).
      2. P. Guilloré, gesuita e teologo del XVII sec., suggerisce come principio fondamentale di partenza, per l’indagine di discernimento sui cassi di azione straordinaria del nemico, la ricerca di uno o più peccati gravi: “Bisogna considerare se le persone possedute hanno gravemente peccato prima di essere così attaccate, se esse si sono abbandonate per lungo tempo ad abitudini perverse, senza una reale conversione ed una lunga penitenza”.
      3. La diocesi di Brescia nel 2013 ha pubblicato un Vademecum dell’esorcista, in cui riporta sintetizzate quelle che sono ritenute le principali cause dell’azione diabolica straordinaria:
        1. Grave indurimento nel peccato, fino a tradursi in una volontà ostinata di non ravvedimento. Il CCC afferma che il peccato trascina al peccato, che con la ripetizione dei medesimi atti si genera il vizio. Ne derivano inclinazioni perverse che ottenebrano la coscienza e alterano la concreta valutazione del bene e del male. In questo scenario primeggiano egoismo e ribellione a Dio e a tutto ciò che è sacro.
        2. La pratica di maledizioni, malefici, evocazioni di demoni e riti magici, a danno di qualcuno che si vuole far soffrire o distruggere. I malefici possono essere di diverso tipo. A titolo esemplificativo citiamo un autrice (Roberta Grillo) che ne presenta tre:
          1. Amatorio, per il quale si vuole suscitare nella persona maleficiata un insopprimibile sentimento di amore o di odio;
          2. Venefico, quando la si vuole colpire con danni e sofferenze di ogni genere e che qualche volta possono condurre alla morte (ad es. la putrefazione, che consiste nel seppellire nei pressi della casa del maleficiato l’oggetto che lo rappresenta, con lo scopo di ottenere nella persona le medesime condizioni cui va incontro l’oggetto seppellito);
          3. Possessivo, se la si vuole invasa dagli spiriti diabolici.
        3. La partecipazione, anche occasionale, a sedute spiritiche; la consultazione di maghi e stregoni; la frequentazione a gruppi di occultismo ed esoterismo, congreghe di streghe e sette sataniche (Archeosofia, Teosofia, Antroposofia, Massoneria, etc.).
        4. La permissione misteriosa di Dio, che consente a chi faccio tale esperienza, innocente, di trarre, attraverso la sofferenza, meravigliosi benefici per la propria anima e per il genere umano. Ritroviamo questi fenomeni nella vita di molti santi: i padri del deserto, san Francesco, santa Caterina, san Giovanni Bosco, il santo Curato d’Ars, san Pio da Pietrelcina.
      4. Riassumendo, esistono persone che vengono colpite da azione straordinaria del nemico per queste cause:
        1. Per il forte amore al Signore (santa Gemma Galgani, san Giovanni Calabria): qui siamo nel caso della sofferenza vicaria, ad imitazione di quelle di Cristo, a favore della salvezza del mondo. Come direbbe san Paolo: “Ora io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24).
        2. Per un’azione malefica di altri (malefici, maledizioni, consacrazioni sataniche)
        3. Per propria colpa (peccati gravi contro i dieci comandamenti).

 

L’azione straordinaria del demonio.

Tutte le suddette porte e facoltà sono sempre, in qualche modo, coinvolte nell’accesso non solo all’azione ordinaria del nemico, ma anche a quella straordinaria. Il rapporto che c’è tra l’azione ordinaria e quella straordinaria è come quello che intercorre tra la parte nascosta di un iceberg e la parte visibile. L’azione ordinaria è quella nascosta; quella straordinaria è quella che emerge. Ecco perché occorre fare un attento discernimento su tutta la realtà della persona, per trovare non solo gli indizi e i segni esterni di un eventuale possessione diabolica. Dice il rituale al n.16 dei Praenotanda del DESQ: “Occorre fare attenzione anche ad altri segni, soprattutto di ordine morale e spirituale, che rivelano, sotto forma diversa, l’intervento diabolico. Possono essere: una forte avversione a Dio, alla Santissima persona di Gesù, alla beata Vergine Maria, ai santi, alla Chiesa, alla Parola di Dio, alle realtà sacre, soprattutto ai sacramenti, alle immagini sacre.  (…). Occorre fare attenzione al rapporto di tutti questi segni con la fede e l’impegno spirituale nella vita cristiana: il Maligno, infatti, è soprattutto nemico di Dio e di quanto mette in contatto i fedeli con l’agire salvifico divino”.

Occorre precisare, però, che l’azione di Santa, anche nella forma più grave della possessione, non può riguardare il dominio dell’anima, ma unicamente l’uso del corpo. Quanto ai “motivi” per i quali Dio può permettere la possessione, se ne possono nominare alcuni, senza pretendere di svelare il mistero delle giuste deliberazioni divine (dal n.15 della nota pastorale dei vescovi Toscani, A proposito di Magia e demonologia):

  1. Per manifestare la sua gloria (nel costringere il demonio, per bocca dell’indemoniato, a confessare la divinità di Cristo o la gloria di Dio);
  2. Per punire il peccato o correggere il peccatore;
  3. Per istruirci e richiamarci alla lotta contro Satana, alla preghiera e alla conversione.

 

L’esperienza condivisa ci insegna che non sempre dopo uno o più peccati gravi la persona è automaticamente posseduta o oggetto di azione straordinaria del nemico; ma di fatto “si mette sotto il mirino del nemico”, quindi in una più facile vulnerabilità.

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La chiesa si trova nella periferia orientale di Napoli, nel quartiere denominato San Giovanni a Teduccio; una zona di Napoli che, pur non essendo molto vasta (2.35 km²), sino al 1926 era comune autonomo, sorto sulla antica Via delle Calabrie.