Vangelo del Giorno

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 7,21.24-27.


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia.
Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia.
Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande».


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Commento di Santa Gertrude di Helfta (1256-1301), monaca benedettina
Un giorno mentre Gertrude pregava [per la salute della loro Madre] col desiderio di conoscere in che situazione si trovava, il Signore le ha risposto: "E' con gioia incomparabile che ho atteso questo giorno per portare nella solitudine colei che mi sono scelta, al fine di parlare al suo cuore (cf. Os 2,16). Non sono rimasto deluso dalla mia attesa (cf. Sal 77,30): ella risponde sempre secondo il mio perfetto compiacimento e mi obbedisce in tutto per la mia più dolce gioia." Il che significa: la malattia è quella solitudine in cui il Signore parla al cuore e non all'orecchio della sua amata. (…)

Le parole che il Signore rivolge alla sua eletta riflettono le prove e le ansie del cuore: la malata pensa di essere inutile, di perdere tempo senza ottenere risultati, che altri lavorano per lei e tutto invano, poiché forse non otterrà mai il bene della salute. A tutto questo lei risponde in modo conforme al beneplacito di Dio, conservando la pazienza nel suo cuore, desiderando che la volontà di Dio si compia perfettamente in lei. (…)

E il Signore aggiunse: "La mia eletta si sottomette a me con mia somma gioia, quando non cerca di sottrarsi ai disagi della malattia. (...) Ora, più faccio pesare su di lei l'infermità e la fatica, più mi è docile accettando con pazienza e discrezione, per il piacere del mio dolcissimo Cuore, il sollievo e la cura necessari al suo corpo. E questa è una perla in più nella sua corona, perché a volte non lo fa senza fatica. Riprenda coraggio tuttavia, ricordando che grazie alla mia benevolenza e tenerezza “tutto coopera al bene di coloro che amano” (cf. Rm 8,28).


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